02 aprile 2012




PRECARI: OCCUPATI O PRE-DISOCCUPATI?


L’ISTAT si avvale del contributo di 419 tra ricercatori, tecnologi e collaboratori tecnici a tempo determinato, assunti a seguito di una procedura concorsuale analoga a quella prevista per l’assunzione a tempo indeterminato. Un esercito di lavoratori ultra-qualificati, che ammonta al 17.5% della forza lavoro totale, che contribuisce in modo considerevole a tutte le attività di ricerca di questo Istituto ma che lavora in condizioni di assoluta incertezza (Figure 1 e 2).

In tutti gli Enti Pubblici di Ricerca la presenza di lavoratori precari è massiccia: si tratta spesso della componente più giovane, maggiormente formata e più capace di innovazione. Questo dato indica che a essere in gioco non è solo il futuro personale di alcune migliaia di lavoratori, ma il futuro della ricerca pubblica in questo paese.
L’annunciata riforma del mercato del lavoro, con la “manutenzione” dell’Art. 18, non va certo nella direzione del superamento della precarietà, come sostiene il Ministro Fornero. Aprire alla flessibilità in uscita significa generalizzare la precarietà non certo superarla. Il testo del provvedimento prevede inoltre l’abolizione dell’ISFOL, ente pubblico di ricerca dedicato al lavoro e alle politiche sociali, in cui sono impiegati oltre 250 lavoratori precari. Non sembra un caso che questo Governo decida di azzerare proprio l’istituto che dovrebbe monitorare l’impatto di questa riforma sull’andamento del mercato del lavoro.
Sosteniamo con forza che l’uscita dalla crisi di sistema nella quale si trova il paese non può passare per un’ulteriore compressione dei diritti del lavoro, né per tagli indiscriminati a Istruzione e Ricerca pubblica. Questi settori rappresentano le vere Grandi Opere di cui il Paese ha bisogno, le risorse ad esse destinate non sono mera spesa corrente, ma un investimento sul futuro.
Se questo governo vuole davvero riempire di contenuti le generiche prese di posizione a favore di “giovani” ed “equità tra generazioni”, crediamo che debba cominciare a dare risposte concrete ai precari occupati negli Enti di Ricerca attraverso:
-       la rimozione dei vincoli all’utilizzo del turnover, attualmente fissato al 20%;
-       l’applicazione di strumenti giuridici già esistenti per dare stabilità al rapporto di lavoro, come l’articolo 5 del CCNL.
Non vogliamo pagare ancora una volta sulla nostra pelle il prezzo di una crisi di cui non siamo responsabili e per questo proclamiamo lo stato di agitazione permanente. Sentirete parlare di noi…