13 luglio 2012

Con la Spending Review la ricerca non c'è più

nella pagina "i precari in TV" trovate il servizio dell'immancabile TG3 sulla giornata di oggi.
OCCUPAZIONE DEL CENTRO DIFFUSIONE DATI DELL’ISTAT

Occupato il centro diffusione dati dell'Istat dai lavoratori in agitazione, che questa mattina hanno ritardato l'uscita dei dati.

L'assemblea permanente dei lavoratori e dei sindacati dell'Istat questa mattina si è riunita nel cortile della sede centrale di via Balbo, per discutere delle conseguenze della spending review sul futuro dell'Istituto e di tutta la ricerca pubblica.
La contestuale occupazione della sala stampa ha comportato il ritardo di oltre un'ora nella diffusione dei dati sui prezzi al consumo.
L'iniziativa è quindi proseguita come assemblea esterna, nelle strade intorno all'Istituto, spostandosi nel centro diffusione dati dell'Istat. L'assemblea, composta da alcune centinaia di lavoratori, ha deciso quindi di occupare questo spazio e rispondere al Presidente Giovannini, che ieri ha rilasciato un’intervista a “Repubblica”: non bastano le dichiarazioni pubbliche, serve un cambio di rotta, all'interno e all'esterno dell'Istituto.
C'è infatti bisogno di cambiare la politica di assunzioni, sospendendo il processo di riordino che, con l'introduzione della dirigenza amministrativa, sta facendo crescere a dismisura i costi per l'Istituto, sta umiliando le professionalità esistenti e sta causando lo spreco delle poche risorse a disposizione.
C'è inoltre bisogno di cancellare le norme della cosiddetta spending review che bloccano il turnover, tagliano l'organico e i fondi agli enti pubblici di ricerca.
C'è bisogno di costruire un percorso concreto verso la stabilizzazione dei 419 lavoratori precari, utilizzando subito l'articolo 5 del CCNL.

Nel percorso tra la sede centrale e il centro di diffusione dei dati sono intervenuti alcuni funzionari della polizia di stato che hanno identificato senza motivo vari lavoratori dell'Istat. Un comportamento inaccettabile, che denota un clima di intimidazione verso il dissenso legittimo di lavoratori in mobilitazione, messo in atto proprio nel giorno in cui si decide della sorte di alcuni manifestanti del G8 di Genova 2001 che rischiano complessivamente 100 anni di carcere.

Dal centro diffusione dati occupato

Assemblea permanente dei lavoratori e dei sindacati dell'Istat

(Coordinamento Precari Istat - già idonei, Movimento dei sottoinquadrati Istat,
Gruppo dei 42 vincitori art. 15, FLC CGIL, UIL RUA, ANPRI CIDA)



02 aprile 2012




PRECARI: OCCUPATI O PRE-DISOCCUPATI?


L’ISTAT si avvale del contributo di 419 tra ricercatori, tecnologi e collaboratori tecnici a tempo determinato, assunti a seguito di una procedura concorsuale analoga a quella prevista per l’assunzione a tempo indeterminato. Un esercito di lavoratori ultra-qualificati, che ammonta al 17.5% della forza lavoro totale, che contribuisce in modo considerevole a tutte le attività di ricerca di questo Istituto ma che lavora in condizioni di assoluta incertezza (Figure 1 e 2).

In tutti gli Enti Pubblici di Ricerca la presenza di lavoratori precari è massiccia: si tratta spesso della componente più giovane, maggiormente formata e più capace di innovazione. Questo dato indica che a essere in gioco non è solo il futuro personale di alcune migliaia di lavoratori, ma il futuro della ricerca pubblica in questo paese.
L’annunciata riforma del mercato del lavoro, con la “manutenzione” dell’Art. 18, non va certo nella direzione del superamento della precarietà, come sostiene il Ministro Fornero. Aprire alla flessibilità in uscita significa generalizzare la precarietà non certo superarla. Il testo del provvedimento prevede inoltre l’abolizione dell’ISFOL, ente pubblico di ricerca dedicato al lavoro e alle politiche sociali, in cui sono impiegati oltre 250 lavoratori precari. Non sembra un caso che questo Governo decida di azzerare proprio l’istituto che dovrebbe monitorare l’impatto di questa riforma sull’andamento del mercato del lavoro.
Sosteniamo con forza che l’uscita dalla crisi di sistema nella quale si trova il paese non può passare per un’ulteriore compressione dei diritti del lavoro, né per tagli indiscriminati a Istruzione e Ricerca pubblica. Questi settori rappresentano le vere Grandi Opere di cui il Paese ha bisogno, le risorse ad esse destinate non sono mera spesa corrente, ma un investimento sul futuro.
Se questo governo vuole davvero riempire di contenuti le generiche prese di posizione a favore di “giovani” ed “equità tra generazioni”, crediamo che debba cominciare a dare risposte concrete ai precari occupati negli Enti di Ricerca attraverso:
-       la rimozione dei vincoli all’utilizzo del turnover, attualmente fissato al 20%;
-       l’applicazione di strumenti giuridici già esistenti per dare stabilità al rapporto di lavoro, come l’articolo 5 del CCNL.
Non vogliamo pagare ancora una volta sulla nostra pelle il prezzo di una crisi di cui non siamo responsabili e per questo proclamiamo lo stato di agitazione permanente. Sentirete parlare di noi…